Nguento ’nguento, mànname a lu nocio ’e Beneviente, sott’ ’a ll’acqua e sotto ’o viento, sotto a ogni maletiempo”. Secondo la leggenda, le janare, cioè le streghe, recitavano questa formula magica riunendosi sotto a un grande noce sulle rive del fiume Sabato, vicino a Benevento. Qui le streghe sono parte della tradizione locale, tanto da dare il nome alla più nota azienda della città. La Strega Alberti, fondata nel 1860, produce un famoso liquore e ottimi dolciumi, ed è conosciuta anche per aver dato vita all’omonimo premio letterario. Per gli osci la città si chiamava Maloenton, Maleventum per i latini, che poi le cambiarono il nome nel più beneaugurante Beneventum. La lunga storia di questa città, condensata nell’evoluzione del toponimo, è evidente passeggiando nel suo centro storico, dove ci si imbatte in ogni angolo in testimonianze archeologiche e architettoniche.
L’imperatore Traiano fece partire da qui, alla confluenza tra i fiumi Calore e Sabato, una diramazione della via Appia per collegare il versante tirrenico coi porti pugliesi, l’Appia Traiana. Benevento fu anche capitale della Langobardia Minor: a partire dalla fondazione del ducato longobardo, nel 571, la città assunse importanza crescente, resistendo ai Franchi e perfino a Carlo Magno, fino a conoscere grande splendore con il duca Arechi II, che la arricchì di monumenti pregevoli come la chiesa di Santa Sofia.
Venerdì
Ore 15: profumo di spezie.
La prima tappa è proprio di fronte alla stazione: è lo Spazio Strega, dove è narrata la storia dell’azienda e del premio letterario. Già all’ingresso si viene avvolti dall’odore delle oltre settanta erbe e spezie utilizzate per la produzione del liquore giallo. Bellissimi i manifesti pubblicitari disegnati ai primi del novecento da Marcello Dudovich. C’è anche una sezione dedicata agli innumerevoli tentativi d’imitazione, con bottiglie che per forma o colore richiamano il marchio. Siamo nella parte moderna della città e una passeggiata lungo viale Principe di Napoli porta al centro storico, al di là del fiume Calore. Ma prima di infilarsi nei vicoli si può fare una breve deviazione per andare a vedere il ponte Leproso: attraversa il fiume Sabato poco a monte della confluenza col Calore. Nel basamento si riconosce l’evidente struttura romana.
Ore 17: la cattedrale riscoperta.
Il passato romano di Benevento è evidente anche osservando la facciata del duomo, Santa Maria d’Episcopio, ricca di bassorilievi e altri elementi di riutilizzo. La struttura porta i segni del bombardamento del 1943: le poche parti rimaste in piedi furono successivamente inglobate in un massiccio rifacimento. La porta interna in bronzo, chiamata Janua Major, riisale probabilmente a prima del dodicesimo secolo ed è un capolavoro di arte romanica. Ma la parte più affascinante della chiesa la si scopre scendendo nella cripta, dove un percorso sotterraneo porta agli scavi delle rovine romane.
Ore 18: aperitivo sotto l’arco.
Lungo corso Garibaldi si concentrano i negozi e alcuni bar rinomati. Percorrendolo, sulla destra si trova un obelisco neoegizio del I secolo dC, che è un primo assaggio di ciò che si vedrà poi nel museo archeologico. Subito oltre, il caffè Strega, contraddistinto dal classico marchio, è un ottimo posto per un aperitivo. In fondo a via Traiano campeggia maestoso l’Arco di Traiano, che è l’arco onorario romano meglio conservato al mondo. Fu costruito all’inizio del II secolo dC ed è praticamente integro. Nel periodo longobardo fu chiamato Porta Aurea perché, inglobato nelle mura, diventò una delle porte della città. In estate lo spazio intorno al monumento è pieno di tavolini e si può cenare godendosi il fresco della sera. In inverno ci si può accomodare nella trattoria Traiano, con atmosfera e piatti locali. Oppure ci si può addentrare nei vicoletti del centro storico e raggiungere la piccola osteria Sapori di corte, dove Lorenzo Tufo prepara piatti tradizionali ed è specializzato nel tipico baccalà dell’entroterra campano. Ha anche una buona selezione di vini campani.
Sabato
Ore 9: un legame con Istanbul.
Di primo mattino, con il sole a favore, vale la pena affacciarsi dalla Rocca dei rettori, l’antico castello della città. Salendo al primo piano, e chiedendo il permesso, si viene autorizzati a percorrere una scala a chiocciola che conduce al terrazzo. La vista sulla città con lo sfondo dei monti del Taburno e del Matese in lontananza è incantevole. In primo piano ci sono gli edifici storici del centro, tra cui la chiesa di Santa Sofia con il suo campanile, la cui struttura a pianta centrale è ispirata a quella di Hagia Sophia di Costantinopoli, l’odierna Istanbul. Insieme al magnifico chiostro, patrimonio Unesco, questa chiesa di Benevento testimonia l’impronta lasciata da cinque secoli di dominio longobardo.
Ore 10.30: l’Egitto in Campania.
Adiacente alla chiesa, il museo del Sannio è un vero tesoro, visto che raccoglie reperti che vanno dalla preistoria al periodo italico e a quello romano. Imperdibile anche la sezione egizia, che si trova nei locali del vicino museo Arcos. Qui sono esposti reperti che provengono da un tempio dedicato a Iside fatto costruire in questa zona dall’imperatore Domiziano alla fine del I secolo d.C. Si scopre così che Benevento ha avuto l’unico tempio faraonico d’Europa ed è tra le città a maggior concentrazione di reperti egizi in tutto l’occidente.
Ore 13: pausa pranzo archeologica.
Dopo aver mangiato qualcosa in uno dei locali del corso, è il momento di andare a scoprire il teatro romano. Lo si raggiunge tornando verso la cattedrale e da qui percorrendo via Carlo Torre, che costeggia un’area di scavi archeologici e passa sotto il cosiddetto arco del Sacramento. Oggi privo degli originari rivestimenti marmorei, l’arco faceva parte del foro, non lontano dal teatro. Questo si trova poco più avanti, è ben conservato e lo si visita quasi sempre in solitudine, immersi nel silenzio. Passeggiando per via Port’Arsa si raggiunge in breve l’unica porta superstite dell’antica cinta muraria della città, senza contare l’arco di Traiano.
Ore 18: tradizione locale.
Il pomeriggio del sabato è il momento di andare in giro per i negozi di corso Garibaldi, per poi fare una pausa al civico 200 dove si trova il Caffè del corso. Dopo un aperitivo ci si concede un po’ di buona cucina da Cocotte, osteria mediterranea che eredita il sapere culinario di una storica trattoria che si chiamava Nunzia, da tutti ricordata in città. La carta dei vini rispecchia l’ottima qualità dei piatti, che attingono alla tradizione locale ma sono rielaborati con creatività. E se poi si ha ancora voglia di stare in giro ci si può tuffare nella vita notturna beneventana, che anima i vicoletti del centro fino a tardi.
Domenica
Ore 9: arte contemporanea.
È consigliabile andare di buon’ora all’Hortus Conclusus, un singolare giardino-installazione curato da Mimmo Paladino, esponente di spicco della transavanguardia italiana. Nel parco, che è a ingresso libero, l’arte contemporanea costruisce una narrazione degli elementi storici e sociali della città e del Sannio, di cui l’artista è originario. A proposito di arte, una bella scoperta è anche la Galleria Swing, spazio situato all’interno del Palazzo Collenea Isernia, su corso Garibaldi, che nel weekend è aperto su prenotazione. Qui la gallerista Angela Da Silva ospita artisti provenienti da tutto il mondo e attivi nel campo del design contemporaneo da collezione. Un progetto coraggioso portato avanti da una donna che ha scelto di restare nella sua città, scommettendo sul rilancio di quell’Italia interna di cui tanto si parla e che troppo a lungo è stata dimenticata dalla politica. A Benevento le streghe danzano ancora.
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