La palestra A-GYM, completamente accessibile, a Reggio Emilia

Ci sono città, paesi, dove le persone disabili possono fare (quasi) una vita normale, e sentirsi trattati come fossero delle persone “normali” e altri dove essere in carrozzina vuol dire ritrovarsi prigionieri di barriere, ostacoli e maleducazione. C’è, come sempre, un’Italia divisa tra Nord e Sud, tra il Centro-nord che prova a ridisegnare le città pensando ai più fragili, e il Sud che, tranne per qualche eccezione, arranca e non riesce a stare dietro alle città più evolute. Vince Torino e perde Agrigento, spicca Reggio Emilia e precipita Roma. Questo è il Paese che descrivono le “pagelle” sull’accessibilità delle nostre città elaborate dall’Anmil (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro).

L’associazione italiana mutilati e invalidi del lavoro, attraverso le segnalazioni delle sue sedi regionali e i suoi oltre 400mila iscritti ha stilato la classifica delle città più accessibili d’Italia, e Torino, e altre tre città, sono state le città con la migliore accessibilità.

Una classifica che attraverso un punteggio da 1 a 10 ha dato i voti a oltre 100 province italiane, analizzando la presenza o meno di barriere architettoniche e  la possibilità di visitare luoghi turistici, l’accessibilità ai vari negozi, bar e ristoranti, . Un’indagine dettagliata, dove nessuna città raggiunge però la votazione massima, anche se Cremona, Ferrara, Siracusa e Torino conquistano un 8, seguite da Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento, Verbania con 7,5, e Reggio Emilia, Trieste, Milano e Latina con 7. Agli ultimi posti della classifica, bocciate (il punteggio è 2), Agrigento, Campobasso e L’Aquila, ma Prato si ferma a 2,5 e Napoli, Roma e Venezia non superano il 4 in pagella.

“Ci sono parti d’Italia in cui la situazione sta migliorando, ed altre dove invece peggiora”, commenta Franco Bettoni, presidente dell’Anmil e della Fand, la federazione che riunisce le più grandi associazioni dei disabili. “Guardando la nostra classifica è evidente che, dove le amministrazioni hanno deciso di investire per abbattere le barriere architettoniche, la vivibilità è migliorata per tutti. Creando città accessibili, in realtà si pensa a un futuro in cui l’invecchiamento della popolazione richiederà sempre più città “facili” per gran parte dei cittadini”. Molto è stato fatto però, dice Bettoni, a livello pubblico: “In generale uffici, ospedali e Asl sono accessibili, grazie anche a fondi erogati in passato. Il dramma è nel privato: negozi, ristoranti, bar restano off limits. Per non parlare dei bagni: impossibili. È un fatto di cultura: come se una persona in carrozzina non avesse diritto a entrare in un negozio da sola”.

Siracusa, la città più accessibile del Sud
Ascensore all’interno del castello estense di Ferrara

Spicca nella classifica dell’Anmil il caso di Siracusa, unica città del Sud ad avere 8 in pagella.

Racconta Marzio Urzì, paraplegico dal 1998 per un incidente sul lavoro: “Dopo grandi battaglie, la città ha oggi l’intero centro storico accessibile a chi è in carrozzina, gran parte degli esercizi pubblici hanno scivoli e rampe e non vengono concesse nuove licenze se bar e ristoranti non hanno i servizi igienici per disabili. È vero che siamo al Sud, ma forse qui qualcosa è cambiato”.

Bruno Galvani, presidente della fondazione Anmil “Sosteniamoli subito”, si muove con la sedia a rotelle, ma è appena tornato da un tour per l’Italia. “Ho visto cose che voi umani non immaginate – scherza Galvani – Un’Italia di barriere, maleducazione e disinformazione. Mi sono ritrovato in hotel che dichiaravano di essere accessibili ai disabili, ma dove invece non si riusciva nemmeno ad aprire la porta della doccia. E dove i gestori poi affermavano che secondo la Asl i loro spazi seguivano i criteri di legge”. Una giungla di regole e di burocrazie incrociate. Aggiunge Galvani: “Ti puoi ritrovare nell’inferno delle barriere architettoniche di Napoli o Roma, ma anche nella serenità di Ferrara, dove tutto è accessibile. Compreso il Castello Estense, interamente attrezzato con gli ascensori. La civiltà è questa”.

3 Responses

  1. Sono d’accordo con questo articolo e ne rimango profondamente colpita. Questo è un problema che bisognerebbe trattare nelle scuole fin dalle elementari ed educare i nuovi cittadini ad avere più rispetto per le persone più fragili. Ancora oggi si vede gente che occupano i parcheggi per disabili una cosa inaudita bisognerebbe che la legge fosse più dura con queste persone con pene severe.

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